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Cane da Pastore Maremmano-Abruzzese unito dal trattino non a caso, ma segno che lega indissolubilmente le due parole ad indicare un’unica razza oggi riconosciuta dalla Cinofilia Ufficiale;
è infatti così dal 1958, quando l’Ente della Cinofilia Italiana (ENCI),incaricò il Prof. Solaro di analizzare gli antichi cani da sempre presenti in Abruzzo e quelli presenti poi, nella Maremma,per valutare le presunte differenze tra gli uni e gli altri cani.
Dopo diverse analisi,ci si accorse che non vi erano sostanziali differenze tra i due tipi di cani,certo non c’era una spiccata omogeneità di tipo,ma comunque non si poteva parlare di due razze diverse e distinte e che per di più avevano lo stesso ruolo funzionale all’interno del gregge, fu per questo che d’allora venne chiamato con il nome che tutti noi oggi conosciamo:
Cane da Pastore Maremmano-Abruzzese.
Questa definizione,però, ha spesso generato dubbi ed incertezze sull’origine della razza, e acceso innumerevoli diatribe campanilistiche sull’esattezza del nome per quel cane che da sempre è stato chiamato e lo è tutt’oggi , “Cane da Pecora” o “Pastore Abruzzese” o ancora più semplicemente con espressione dialettale “Can Bian’c” (Cane Bianco)
Perchè allora,se indiscutibilmente l’origine e la culla della razza è l’ Abruzzo, venne chiamato anche Maremmano?
Perchè forse si volle dare un riconoscimento a quei nobili Toscani (lascio a voi capire se a torto od a ragione) che a partire dagli anni ’50 cominciarono ad allevare e ad iscrivere ai Libri Genealogici ENCI i loro soggetti Bianchi,Candidi ed opulenti, arrivati in quelle terre grazie anche, seppur minima, transumanza ovina.
Gli stessi ne hanno diffuso la conoscenza fuori dei confini italiani e realizzarono i primi allevamenti cinofili.
Durante l’inverno le greggi presenti in Abruzzo ed in generale lungo tutto l’ Appennino Centrale, scendevano attraverso i Tratturi verso quelle zone con ambienti più ricchi d’ erba e temperature più miti per svernare.
Non a caso tutti i Regi Tratturi dell’ Ex Regno di Napoli partivano dall’ Abruzzo (L’Aquila,Celano,Pescasseroli) per dirigersi in minima parte verso la Maremma Toscana, ma sopratutto verso la Maremma Laziale, Foggia, Napoli…
Quindi, se dovessimo attribuire un nome esclusivamente soffermandoci sull’areale di presenza del cane bianco, vista anche la consistenza ovina che c’era nel Matese, in Puglia, Umbria, Sannio , l’avremmo dovuto chiamare “Pastore dell’ Appennino”;
Dalle recenti iniziative, promesse anche dal CPMA (Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese), si sta tentando di riportare in ambito ufficiale e quindi in seno ENCI, la verità storico-culturale sull’ origine del nome, con la proposta della modifica dello stesso in Cane da Pastore Abruzzese, aspetteremo l’ evolversi dell’ iter burocratico con la speranza di dare finalmente giustizia al nostro cane.

Una cosa è certa, che per noi Abruzzesi il nostro antico Cane Bianco è fonte di orgoglio ed emblema verso il quale in qualche modo ci rispecchiamo quotidianamente con il nostro essere “gente di montagna” e vivere l’ oggi con i valori di ieri…speriamo che questo sogno si realizzi…

“Noi delle terre alte d’Abruzzi siamo una razza differente. Gli abitanti delle pianure del Lazio e delle Puglie,dove in inverno pascoliamo le nostre pecore,ci considerano un popolo di visionari e poeti. NOI CREDIAMO NEI SOGNI.”
Pascal D’Angelo